Prurito associato alle malattie renali croniche. Ne soffre oltre il 50% dei pazienti, ma solo il 30% risolve

Esistono diverse forme di prurito: si tratta di un sintomo molto comune che può associarsi infatti ad una specifica patologia dermatologica o ad una malattia sistemica. Il prurito associato alla malattia renale cronica, più comunemente indicato come prurito uremico, colpisce oltre la metà dei pazienti in dialisi e impatta notevolmente sulla loro qualità di vita, facendo insorgere insonnia, irritabilità e spesso depressione. L’armamentario di cura nelle mani dei nefrologi per combattere questo effetto è peraltro limitato, anche se iniziano ad arrivare dati incoraggianti su nuove opzioni terapeutiche. Se ne è parlato nel corso di un simposio organizzato in occasione dell’evento ‘The Sixth International Renal Meeting with Mayo Clinic in Sardinia’ a Cagliari, occasione di scambio fra esperti sardi e americani organizzato dal Prof. Antonello Pani, Responsabile della Struttura Complessa Nefrologia e Dialisi dell’ospedale Brotzu di Cagliari.

“Nonostante sia noto che i pazienti nefrologici soffrano di questo disturbo, gli studi che ne parlano sono pochissimi e ciò che noi sappiamo su cosa provoca il prurito uremico si fonda su evidenze ancora da dover ben determinare – ha spiegato durante il simposio il Dr. Lucio Manenti, direttore Struttura complessa Nefrologia e dialisi ASL 5 La Spezia – certamente sappiamo che si può classificare come un prurito cronico, perché dura più di 6 settimane, e in moltissimi pazienti subentrano problematiche psicologiche anche importanti. Sulla fisiopatologia sono presi in considerazioni diversi possibili fattori che scatenano il prurito, e purtroppo quando si citano diverse cause è anche in questo caso dovuto al fatto che se ne sa ancora troppo poco. Nello studio dell’eziopatogenesi del prurito uremico ci focalizziamo quindi oggi su 4 aree: alterazioni dell’uremia, neuropatia periferica, disregolazione dei recettori degli oppioidi endogeni, disregolazione della risposta immunitaria. In passato si pensava che bastasse dializzare bene il paziente per evitare sintomi come il prurito, ma ancora oggi c’è uno zoccolo duro del 30-40% di pazienti con prurito uremico significativo. L’uremia quindi c’entra, ma non è l’unico fattore e di conseguenza non basta a spiegare la presenza della persistenza del sintomo. E di recente è emerso chiaramente il concetto che ci sono delle alterazioni tra i recettori oppioidi di tipo mu e di tipo K. Questa scoperta scientifica ha portato a sviluppare molecole mirate. Quindi, sostanzialmente per diagnosticare e trattare il prurito associato a malattie renali croniche dobbiamo tenere conto di diverse concause e spesso bisogna anche mirare a diversi obiettivi, come ad esempio trattare la cute secca (xerosi) presente nell’80% di questi pazienti”.

Ma qual è il vissuto di questi pazienti, già alle prese con la dialisi, che vanno anche incontro a forte prurito e conseguente malessere? Ne ha parlato il Prof. Antonio Santoro, presidente del Comitato Tecnico-Scientifico ANED (Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e trapianto) e già Presidente della Società Italiana di Nefrologia, che ha firmato un’indagine pubblicata sul Giornale Italiano di Nefrologia, che per la prima volta è andata a indagare questo aspetto ‘negletto’ nella vita dei pazienti dializzati nel nostro Paese: “In generale – spiega – il prurito è una sensazione fastidiosa, ma fugace. Diversamente avviene nei pazienti con malattia renale cronica o per i pazienti in dialisi, nei quali il prurito persiste, influenzando drasticamente la qualità della vita. Esistono diversi tipi di prurito: dermatologico, sistemico, neuropatico e psicogeno. Il prurito uremico rientra nella categoria del prurito sistemico. E’ spesso bilaterale e simmetrico e abbiamo a disposizione delle scale per definirne l’intensità e l’impatto sulla qualità di vita del paziente, portandoli anche a saltare le sedute di dialisi con conseguenze davvero gravi anche a livello di costi derivanti dai ricoveri. Ma finora non avevamo dei dati italiani sull’impatto di questo disturbo sulla vita dei pazienti con problematiche renali: abbiamo quindi realizzato un questionario, che è stato distribuito ai pazienti di vari centri dialisi italiani. Il fine di questa inchiesta era di far emergere tutti quegli aspetti che fanno del prurito uno stato di sofferenza cronica, che mina giornalmente la qualità di vita dei pazienti. Il questionario, oltre ad alcuni dati riguardanti età anagrafica, sesso ed età dialitica ha previsto 16 quesiti sulla intensità del prurito, i tempi di comparsa, la segnalazione ai medici e agli infermieri e gli eventuali rimedi suggeriti. I questionari sono stati distribuiti a 153 Centri Dialisi e ci sono pervenute 1905 risposte. Per quantificare l’intensità del prurito noi abbiamo impiegato la scala numerica NRS”.

Nel 47,6% dei questionari veniva dichiarata l’assenza di prurito. Invece il 52,4 % dei pazienti intervistati riferiva di avere prurito con vari gradi di intensità. Tra gli intervistati che dichiaravano di avere il sintomo prurito, il 20,4% riportava una maggiore intensità e severità del sintomo e lo descriveva come presente quasi sempre, anche di notte, tanto da condizionare pesantemente il sonno. Solo il 32,5% dei pazienti ha risolto il problema rivolgendosi al proprio nefrologo o all’infermiere di dialisi e in percentuale inferiore al dermatologo o al Medico di Medicina generale”.

La distribuzione dell’intensità del prurito – riporta lo studio – è risultata essere la seguente: lieve (punteggio1-3) nel 15,1% dei pazienti; moderato (punteggio 4-6) nel 17,8% e severo (punteggio 7-10) nel 20,4%. L’intensità del prurito era molto simile nelle varie decadi di età e senza alcuna differenza tra genere maschile e femminile. Riguardo alla durata di comparsa del prurito, la maggioranza dei pazienti ha dichiarato che il prurito era insorto da meno di un anno. Il 43,1% dichiarava però che il fastidio del prurito durava già da diversi anni. Schiena e gambe sono le zone del corpo in cui viene maggiormente avvertito il prurito. Circa il 50% dei rispondenti è afflitto da prurito a livello della schiena e/o delle gambe. Il 40,7% dichiara di avvertire prurito ad entrambe le braccia, mentre meno del 30% dichiara prurito a torace e addome. Riguardo ai tempi di comparsa del prurito e alla sua durata, il 50% lo riferisce solo durante la seduta dialitica o come un fastidio di lieve intensità. L’altro 50% lo riferisce come un fastidio spesso presente e che diventa particolarmente fastidioso nelle ore notturne (18%). Nel 40% dei pazienti il problema prurito influenza in maniera importante la vita quotidiana con situazioni limite nelle relazioni con gli altri. Nel 60% dei casi i pazienti riescono a conviverci, anche se con molta sopportazione.

Dall’indagine emerge che Il 30% dei pazienti è stato indirizzato o si è recato spontaneamente da un dermatologo. Purtroppo, tra questi solo il 32% ha ricevuto prescrizioni che in qualche modo hanno alleviato il prurito. Il 46,7% non ha avuto prescrizioni farmacologiche soddisfacenti, ma solo utili consigli su come attenuare il prurito ed il suo impatto sulla qualità di vita. Tre sono i rimedi in un certo senso efficaci che sono stati suggeriti: creme emollienti ed idratanti, creme a base di cortisone, antistaminici.

“Riguardo ai rimedi segnalati – prosegue l’esperto – i trattamenti topici restano dunque i più comuni. D’altronde la xerosi, dovuta alla presenza di alterazioni della vascolarizzazione cutanea e alla minore presenza di ghiandole sebacee e sudoripare, porta ad una maggiore attivazioni dei recettori cutanei. Vengono poi gli antistaminici, il gabapentin, il sodio cromoglicato, la sertralina, ecc. La fototerapia con raggi ultravioletti di tipo B è stata segnalata come una prescrizione del dermatologo. Tuttavia, il rischio nel lungo impiego della fototerapia nei riguardi delle neoplasie cutanee va sempre tenuto presente. Emerge in conclusione da parte dei pazienti un certo grado di sconforto nei riguardi del prurito uremico, una sorta di accettazione, che però si associa alla richiesta di un maggiore impegno nella ricerca riguardo alle cause e soprattutto ai rimedi che possano debellare un sintomo fastidioso e destrutturante per la qualità di vita”.

“Emerge da parte dei pazienti – conclude Santoro – un certo grado di sconforto nei riguardi del prurito, una sorta di rassegnazione, che però si associa alla richiesta di un maggiore impegno nella ricerca riguardo alle cause e soprattutto ai rimedi che possano debellare un sintomo fastidioso ed estremamente destrutturante nei riguardi della qualità di vita”.

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